Libri per non dimenticare
27 gennaio 2005 di Redazione
Libri per non dimenticare

Ormai da 5 anni, il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, è la “Giornata della memoria”, costituita al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, di tutti coloro che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Vi proponiamo un percorso di lettura sull’argomento con alcuni tra i libri più rappresentativi e dedicati a diverse fasce d’età. Sono solo alcune idee di lettura per affrontare il tema con i propri figli o per discuterne in classe con i propri ragazzi. Freschissimo di stampa è La portinaia Apollonia, una storia scritta da Lia Levi per le belle edizioni di Orecchio Acerbo (10,00 €, età di lettura dai 7 anni). Un delicato racconto sulla shoah vista dagli occhi di un bambino e magnificamente illustrato da Emanuela Orciari. È l’autunno del 1943, Daniel è un bambino ebreo. Il papà non c’è, e la mamma lavora tutto il giorno, così Daniel deve correre a fare la fila per comprare da mangiare. Ma è la portinaia Apollonia a spaventarlo più di tutto…Nel quartiere si dice che sia una strega. Finchè un giorno proprio quella strega terribile si rivela essere una donna buona e molto coraggiosa. I testi sono adatti anche per i giovanissimi, brevi e semplici, accompagnati da belle immagini. Un libro perfetto per introdurre il discorso del nazismo e delle leggi raziali. Sempre per i lettori più giovani c’è La storia di Erika, di Ruth Vander Zee (Edizioni C’era una volta…, 2003, 14,00 €). L’autrice del libro, durante un viaggio in una cittadina medioevale tedesca, incontra una signora con cui scambia due parole su un muretto: poche battute per capire che in comune hanno l’origine ebraica e la signora, Erika, comincia a raccontare la sua storia. Lo fa in poche pagine, o meglio, con poche frasi, scarne, lineari, senza fronzoli, ma in cui ogni parola ha il peso di un macigno: «Dal 1993 al 1945 sei milioni di Ebrei, della mia gente, furono sterminati. Fucilati, lasciati morire di fame, gassati, bruciati nei forni. Io no. Io sono nata intorno al 1944. Non so esattamente quando. Non so neanche il mio vero nome. Non so da dove vengo. Non so se avevo fratelli o sorelle. L’unica cosa che so, è che avevo solo pochi mesi, quando fui strappata all’Olocausto». La famiglia di Erika, probabilmente rinchiusa in un ghetto, viene presa e caricata, come tante altre migliaia di famiglie ebree, su un treno per i campi di concentramento. Erika ricostruisce la sequenza degli avvenimenti che ipotizza siano avvenuti, facendosi una serie di domande che scavano solchi profondi nell’anima di chi ascolta, come probabilmente li hanno scavati nella sua in tutti questi anni: «Mi chiedo cosa abbiano provato quando giunsero alla stazione ferroviaria. …Immagino mia madre che mi abbraccia stretta, come a proteggermi dal fetore, dalle grida, dal pianto, dalla paura, che ammorbano l’aria livida del vagone. Chissà se pronunciò il mio nome, mentre mi avvolgeva stretta nella coperta di lana. Se mi baciò, dicendomi quanto mi voleva bene. (…)». Rinchiusi nel vagone, consci ormai che «da quel viaggio non sarebbe tornato nessuno», i genitori di Erika la gettano dal finestrino su un tappetino d’erba, dove viene trovata e raccolta da qualcuno e affidata ad una donna che, a suo rischio e pericolo, la alleva come se fosse sua figlia, volendole bene. Erika si sposa a ventun anni, con un uomo “meraviglioso” e si costruisce una famiglia con tre figli e poi dei nipotini. «Oggi la mia genia ha messo nuove radici» conclude Erika raccontando la sua storia, come ad affermare la continuità della vita, nonostante i sei milioni di esseri umani «la cui esistenza fu vilmente profanata, il cui albero genealogico venne abbattuto». Ad accompagnare in modo magistrale il testo, sono le immagini, spesso a tutta pagina, di Roberto Innocenti, dalla nitidezza fotografica iperrealista, ricchissime di dettagli e di particolari nella descrizione degli ambienti (la stazione, i vagoni dei treni, le pozzanghere per terra e persino le traversine delle rotaie) e anche del vestiario dei personaggi ritratti (in cui spicca sempre la stella a cinque punte), ma con l’angosciante particolarità dell’assenza di volti umani: infatti tutte le figure sono rappresentate di spalle o al massimo di tre quarti, senza che si possa intravedere alcun tratto caratteristico del viso quali occhi o bocca. Quasi fosse troppo doloroso, anche per l’illustratore, guardare in faccia, leggere le emozioni sui volti dei protagonisti del racconto. Per i lettori più grandicelli c’è il bellissimo STELLE DI CANNELLA di Helga Schneider, pubblicato da Salani. Feltrinelli invece ha pubblicato UNA TRILOGIA AL FEMMINILE protagoniste due bambine che da Vienna sono dovute scappare verso il nord a bordo di un treno lasciandosi alle spalle ogni certezza. Tra i diversi bei libri che Uri Orlev ha dedicato all’argomento abbiamo scelto di segnalarvi L’ISOLA IN VIA DEGLI UCCELLI la cui prima edizione risale ancora al 1993 e nel marzo 2004 è stata realizzata la quinta ristampa sempre a cura dell’editore Salani. L’autore, Uri Orlev, ebreo polacco, ha vissuto tre anni nascosto con la madre e un fratellino nel ghetto di Varsavia, dal ’39 al ’41, prima di essere deportato a Bergen-Belsen. Tale esperienza è la base di questo racconto reinventata e filtrata attraverso una classica narrazione d’avventura. Un altro autore molto amato dai ragazzini, Jerry Spinelli (suo Stargirl) ha da poco pubblicato Misha corre (Mondadori, 9,50 €, età di lettura dagli 11 anni), la storia di un ragazzo che non ha nome. Un orfano che viene chiamato ebreo, zingaro, ladro, nanerottolo, sporco figlio di Abramo. È un ragazzo che vive nelle strade di Varsavia nel periodo delle retate naziste. Un bambino che ha un disperato bisogno di affetto e di legami, che si affeziona ad una famiglia ebrea e va a vivere con loro nel ghetto,. Quando iniziano i rastrellamenti Misha riesce a scappare mentre vede la sua “famiglia” venir caricata sui treni. Sopravvive alla guerra ma rimane segnato da ciò che ha vissuto. Un libro molto forte. Una storia raccontata in modo vivido. Speciale a cura della redazione di For Kids 27 gennaio 2005. FOR KIDS Tutti i diritti riservati

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