Niente fantasy, nessun mago o piccola strega il nuovo romanzo di Bianca Pitzorno va controcorrente. La scrittrice italiana più letta ed amata è tornata in libreria con un nuovo racconto, La Bambinaia francese (Mondadori) ambientato nella prima metà dell’Ottocento. Potremmo definirlo un romanzo storico ma sarebbe riduttivo. Potremmo definirla una storia al femminile ma anche questa definizione rischia di limitarne lo spettro di voci e storie che in realtà contiene. Non è neppure solo una storia per giovani lettori e lettrici perchè anche gli adulti si laseranno conquistare da questa narrazione che sembra ispirarsi nella struttura ai grandi romanzi dell’Ottocento smontandone però allo stesso tempo i codici e le strutture. La bambinaia francese inoltre è una rilettura, da un nuovo angolo di prospettiva, del celebre romanzo di Charlotte Brontë, Jane EyreDa Jane Eyre, pilastro della letteratura romantica inglese, Bianca Pitzorno porta alla ribalta un personaggio secondario, citato poche volte nel romanzo della Brontë: Sophie, la bambinaia francese di Adèle, la fanciulla reticente e silenziosa che dalla Francia ha accompagnato la figlia di Rochester in Inghilterra. È Sophie la protagonista di questo nuovo romanzo di Bianca Pitzorno che rilegge ma anche approfondisce il periodo storico in cui si svolge il romanzo di Charlotte Brontë (1828-1848) creando un nuovo racconto liberissimo e al contempo ricco di piacevoli riferimenti.La storia si svolge a Parigi, siamo nel 1832. In una sera d’inverno Sophie, che ha nove anni, bussa alla porta della étoile dell’Opéra Céline Varens per consegnarle alcune camicie confezionate dalla madre nella poverissima soffitta di Montmartre. E’ l’inizio di una grande amicizia tra la ballerina e l’orfana, che col passare degli anni diventa l’allieva prediletta di un vecchio aristocratico illuminista sopravvissuto alla Rivoluzione Francese e alla delusione dell’Impero e della Restaurazione. Alla scuola di colui che si fa chiamare Cittadino Marchese Sophie incontra i coetanei piú stravaganti, ma il suo prediletto è l’haitiano Toussaint, un piccolo schiavo nero regalato a Céline dal suo innamorato inglese Rochester. Insieme, Toussaint e Sophie crescono e imparano l’importanza dell’istruzione, del sapere leggere e scrivere ma anche il rispetto per gli altri siano essi bianchi o nero. Insieme affrontano, infine, ogni sorta di pericolose avventure prima in Francia e poi in Inghilterra, per salvare la loro protettrice dai suoi persecutori e la piccola Adèle, la figlia, dagli inquietanti misteri di una dimora inglese.Dopo oltre 40 libri dedicati ai bambini e ai ragazzi è arrivato questo romanzo che sfugge a ogni classificazione. Come è nata l’idea?È un libro che avevo in incubazione dall’età di 15 anni, cioè da quando ho letto per la prima volta Jane Eyre. Un romanzo che considero un vero capolavoro ma del quale mi hanno colpito alcune incongruenze. Mi ha sempre fatto molto riflettere, ad esempio, il contrasto tra la prima parte del libro in cui si racconta di una piccola Jane orgogliosa, ribelle, che subisce un’infinità di umiliazioni una prima parte in cui si trova una capacità descrittiva e di approfondimento psicologico magnifici, mentre nella seconda parte del romanzo Jane Eyre, diventata istitutrice, tratta con freddezza ed estremo distacco la piccola Adèle, di lei si occupa solo per un rigido dovere rinnegando, in un certo senso il suo passato e ciò che ha vissuto e dal punto di vista narrativo manca qualunque attenzione all’universo infantile e alla sua psicologia. E poi mi sembrava che della piccola francese Adèle ne fosse fatta una macchietta della parigina frivola a cui si accompagnava un atteggiamento pregiudiziale nei confronti dei francesi. Tutto questo urtava con l’idea di una protagonsita che a parole proclama i diritti delle donne e che cerca la propria autonomia ma di fatto non mostra molta solidarietà proprio con le donne.Così mi sono regalata il lusso di riscrivere, secondo un alto punto di vista, la storia di alcuni dei personaggi femminili contenuti nel romanzo di Charlotte Brontë .La storia, ricca di colpi di scena, dipana con grande abilità e sapienza mille altri fili in una sorta di intreccio in cui si amalgamano riferimenti storici e letterari, si ritrova la vivacità culturale della Parigi dell’Ottocento, la nascita del balletto moderno con l’uso delle punte, l’eredità pedagogica di Rousseau, gli scritti di Voltaire, l’abolizione della schiavitù, la nascita delle ferrovie, il dibattito sull’istruzione pubblica e molto altro ancora. Non è la prima volta che scrivi un romanzo storico. Ci sono anche La bambina col falcone e di cui proprio recentemente è uscita la nuova versione. Qual è il tuo approcio al romanzo storico?Dopo una laurea in lettere Classiche sono diventata archeologa e l’archeologo ha il compito di far parlare gli oggetti. Da questo punto di partenza io cerco di intessere una trama che crei un affresco del tempo con precisi riferimenti storici e cerco ogni volta di rileggere il passato in funzione del presente con il desiderio di valorizzare la nostra memoria. Con L’Amazzone di Alessandro, ad esempio, potevano essere molti gli spunti per raccontare il personaggio del grande condottiero ma ciò che mi ha colpito è il suo profondo rispetto per le altre culture. È stato il primo uomo politico fermamente convinto che anche le civiltà dei paesi considerati barbari dai Greci erano degne di rispetto e di attenzione tanto che quando decise di sposarsi scelse una ragazza di un popolo e di una cultura completamente diversi dai suoi. Questo dovrebbe farci riflettere, perché dopo tanto tempo siamo ancora chiamati a confrontarci con questi problemi e chiederci se davvero “gli altri”, quelli che hanno tradizioni e abitudini diverse, valgano per questo meno di noi.La bambinaia francese Autore: Bianca Pitzorno, Anno di pubblicazione:2004, Editore: Mondadori,Prezzo: 17,00 euro.Età di lettura: dagli 11 anni A cura di Laura Ognagennaio 2005Per leggere la recensione di L’Amazzone di Alessandro Magno basta cliccare qui .FOR KIDSTutti i diritti riservati