Ecco un’intervista molto speciale. Al più giovane direttore d’orchestra italiano che ha appena finito di dirigere alla Scala “Le nozze di Figaro” di Mozart nel celebre allestimento di Giorgio Strehler, con le scene e i costumi firmati dalla coppia Frigerio-Squarciapino. Veronese, 24 anni, Andrea Battistoni è il più giovane direttore d’orchestra mai salito sul podio del teatro scaligero. Già direttore ospite del Regio di Parma, ha nel carnet i podi del San Carlo, La Fenice, l’Arena e persino un libro, fresco di stampa dal titolo “Non è musica per vecchi” (ed. Rizzoli). Un libro che si legge e si ascolta.
Come mai l’idea di scrivere questo libro?
Volevo condividere con un pubblico nuovo, che non ha avuto il privilegio di crescere in una famiglia dove la musica era di casa, questa passione. Ho cercato di essere accattivante e di invitare all’ascolto perché davvero non è musica per vecchi.
È nato quindi un libro che si legge e si ascolta.
Si, scaricando QR Code di sinfonie ed opere liriche dalla lettura si passa all’ascolto. L’obiettivo era avvicinare anche i giovanissimi.
Il libro si apre con una citazione degli AC/DC
Li amo molto, come adoro Beethoven e Frank.
Quali sono i primi passi per avvicinarsi alla musica sinfonica?
Ascoltare la Quinta di Beethoven, il Boléro di Ravel, la Sinfonia Linz di Mozart, la Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvoràk e Quadri di un’esposizione di Musorgskij.
A quattordici anni, era stufo di studiare violoncello. L’esercizio aveva soffocato il lato poetico della musica?
Chi studia uno strumento vive spesso momenti di stanchezza verso lo studio solitario. È una passione che richiede tempo, pazienza e piccoli sacrifici che poi vengono ampiamente ripagati.
A che età ha iniziato a studiare musica?
Avevo 7 anni ma prima, in casa con mia madre che è una pianista abbiamo ascoltato sempre molta musica, ci faceva provare a suonare il pianoforte, e cantavamo molto mentre lei suonava.
E poi è arrivato l’incontro con l’orchestra.
È stata un’esperienza incredibile. Mi sentivo parte di un grande organismo fatto di musicisti, un’entità indefinibile eppure reale; non potevo semplicemente eseguire la mia parte: dovevo ascoltare attentamente gli altri strumenti e partecipare della loro agitazione, della loro reattività, della loro bravura. Non potevo semplicemente suonare le mie note: dovevo fare attenzione al respiro degli strumenti
Cosa ha provato a salire sul podio scaligero a soli 24 anni?
Un’emozione grandissima. Dal primo giorno di prova ho avvertito il peso della responsabilità, ad essere chiamato lì dopo tanti grandi direttori. Poi ha prevalso il piacere di fare musica con un’ottima orchestra.
Prossimi appuntamenti?
La Boheme al San Carlo di Napoli a maggio, Il Trovatore a Berlino a giugno. E, quest’estate, ad agosto, torno all’Arena di Verona con Turandot di Puccini.
A cura di Laura Ogna