Autore: A.C. Handersen
Editore: Iperborea
Illustrazioni:
Anno: 2005
Collana:
Prezzo di copertina: € 9,50
Età di lettura:
INEDITO. Per la prima volta viene tradotto in Italia Peer il fortunato di Hans Christina Andersen.Si tratta dell’ultima opera di H. C. Andersen, il breve romanzo autobiografico Peer il fortunato è una lunga fiaba moderna, la storia di Peer, ragazzino povero ma dotato artisticamente, che con grande forza di volontà e duro lavoro sfonda tutte le barriere sociali e raggiunge il culmine del successo. Al centro il mito di Aladino, del genio e della fortuna, che Andersen stesso ha incarnato in vita ed eletto a leitmotiv di tutta la sua opera. Se altrove il rapporto conflittuale tra il sogno del successo e la vocazione artistica si rivela irrisolvibile, in Peer il fortunato si ricompone in una continua e costante ascesa fino all’ultima, definitiva scena di teatro e di vita.La TramaPeer e Felix sono amici sin dall’infanzia. Appartengono a famiglie di condizione sociale opposta ma il destino vuole che nascano nello stesso palazzo: Felix, figlio di un ricco commerciante, ne abita le stanze più sontuose, Peer, figlio di un garzone di magazzino, vive con la mamma e la nonna in quelle più modeste della soffitta. Entrambi, come i loro nomi lasciano intendere, sono destinati ad avere successo, seppure percorrendo strade parallele: Felix diventerà ciambellano di corte, Peer un grande artista. Per il fortunato è senza dubbio un romanzo autobiografico, realtà e finzione vi si intrecciano strettamente. Qui, ancor più che altrove, Andersen utilizza il suo umorismo arguto e vivace per interpretare situazioni ed eventi dolorosi della propria vita. Il rapporto tra Peer e Felix è un riflesso della difficile amicizia di Andersen con il coetaneo Edvard Collin, il cui padre, Jonas, è, nella realtà, il suo benefattore così come il padre di Felix, il grossista, lo è nella finzione, di Peer. Presto il piccolo Peer viene soprannominato dagli altri bambini ‘il fortunato’ per il fatto di avere trovato nel rigagnolo sotto casa una moneta d’argento, un anello d’oro e, soprattutto, un cuoricino d’ambra. La nonna vede nel cuoricino il simbolo del suo talento, il segno premonitore che qualcosa di grande gli sarebbe accaduto in futuro e lo esorta a portarlo sempre con sé come un talismano. In un costante riaffiorare di frammenti trasfigurati della vita dell’autore le parole della nonna a Peer si fanno eco di quelle della vecchia del manicomio di Odense alla mamma del giovane Andersen: “Avrà più fortuna di quello che merita, sarà un uccello selvaggio e volerà alto, sarà grande e importante nel mondo, un giorno tutta la città di Odense sarà illuminata in suo onore”. Dopo aver visto una commedia al teatro reale grazie al padrino che vi lavora come macchinista, Peer decide di diventare ballerino. Esasperato dalle angherie dei suoi compagni di ballo dopo due anni abbandona la danza per il canto. Ancora una volta nel romanzo come nella realtà, con la pubertà la voce di Peer si rompe. Dopo Pasqua il maestro di canto gli annuncia che dovrà farla riposare per un anno e usare quel lasso di tempo per farsi un’istruzione. Un benefattore di cui non può rivelare il nome gli pagherà gli studi presso la scuola del signor Gabriel a trenta miglia di distanza dalla capitale e suo malgrado Peer è costretto a partire. E’ il giorno di Pentecoste. Proprio quella notte nei suoi sogni il cuoricino d’ambra si trasforma in un albero altissimo, ricolmo di cuori d’oro e d’argento, per poi scomparire per sempre. Un sogno premonitore, dunque? L’annuncio di un trionfo e al tempo stesso di un tragico finale? Il giorno seguente Peer inizia le lezioni. E’ diligente e dotato, il signor Gabriel è severo, madame Gabriel esuberante ed estroversa. Il ménage dei coniugi Gabriel e la vita di Peer nella scuola lontano da casa sono una rielaborazione, ingentilita, affettuosa e condita con deliziosa ironia, degli anni più duri e infelici della vita di Andersen, quelli al liceo classico di Slagelse, e dell’accesa conflittualità con il preside Meisling. Madame Gabriel nutre una certa simpatia per Peer e gli riconosce anche del talento, tanto da riuscire a convincere il marito e il farmacista, direttore della filodrammatica della scuola, ad affidargli la parte di Romeo nella tragedia di Shakespeare. Giulietta è la bella figlia del farmacista e Peer non tarda molto ad innamorarsene. Il giorno di Pentecoste tutta la famiglia Gabriel è invitata al ballo organizzato dal Prevosto. Peer non desidera altro che ballare con la figlia del farmacista, ma resta presto deluso perché è costretto a cedere la sua dama all’amico Felix. Nasce in lui l’amara considerazione che chi è nato povero è destinato a vivere perennemente in una condizione di dipendenza da chi è nato ricco e anche l’amore sembra vietato a un giovane artista senza una posizione sociale di riguardo. Il canto del cuculo che gli annuncia una morte precoce e la spaventosa visione, una sera di luna nel giardino di casa Gabriel, di un maestoso castello di nuvole di marmo le cui pareti minacciano di schiacciarlo, non impressisonano il giovane Peer che, con ostinazione e grande forza di volontà, continua a rincorrere il suo sogno. Di ritorno a casa, si dedica allo studio del canto e dopo un anno di duro lavoro è finalmente pronto per la scena. Inizia per lui un periodo felice: nelle parti di George Brown di Amleto e infine in quella di Lohengrin Peer ottiene grande successo, acclamato e applaudito come un trionfatore (interessante per i melomani un piccolo excursus sulle opere di moda del tempo). Tra le sue ammiratrici la baronessa vedova e la figlia sedicenne, la cui bellezza lo colpisce profondamente. Sentendosi come Aladino figlio della fortuna legge e rilegge il poema orientale e infine decide di scrivere un’opera completa, Aladino appunto, di cui è autore e protagonista. La sera della prima Peer raggiunge le vette del successo, ottiene un consenso senza pari, ma una vena del cuore gli si spezza e muore sulla scena, nel giorno della vittoria, con una corona d’alloro adagiata sul petto, lanciata dalla giovane e bella baronessina esultante per il suo trionfo. Insieme al successo Peer trova, dunque, la morte, e, forse, l’amore. Peer trionfa dove il grande poeta subisce le sconfitte più dolorose. Improvvisamente il lettore ha la sensazione che il romanzo sia andato oltre la biografia e che in uno slancio di grande fascino lo abbia catapultato al centro di un’altra storia. Una storia moderna, che racconta di una frustrazione in cerca di riscatto, di un’individualità che riesce a definirsi e affermarsi in un mondo indifferente a qualunque valore non legato al denaro e al potere, anche a costo della morte. Il sipario cala così, per sempre, sul giovane Peer avvolto in una coltre di fiori, in un crescendo di ovazioni. Nel compiersi, però, dell’ultimo atto di Aladino, l’applauso più bello del pubblico va ancora una volta al grande poeta, come Peer ormai al termine di una carriera e di una vita, ma finalmente consapevole di sé e del valore della propria arte.PEER IL FORTUNATOdi A.C. HandersenTraduzione dal danese di Josè Maria FerrerEditore: IperboreaPrezzo: 9,50 euro.Età di lettura: per grandi e piccoli. A cura della redazione di For Kids