Dal giorno del terribile tsunami che nel 2011 ha colpito la regione di Tohoku, in Giappone, di Marco non si hanno più notizie. È disperso in Okawa, dove faceva l’insegnante e dove, forse per mettere in salvo i suoi alunni, ha perso la vita. O almeno questo è quanto vuole credere suo fratello Andrea, tormentato da allora dagli Yurei, gli spiriti “sospesi”.
Gli Yurei sono una sorta di fantasmi del purgatorio: né vivi né del tutto morti, come Marco, in attesa di “qualcosa” e a un solo passo dall’aldilà. Andrea infatti sente la sua voce e vede la sua immagine in continuazione, ma non ottiene da lui le risposte che cerca. Come è morto il fratello?
Era un eroe o un vigliacco bugiardo? O ha abbandonato tutti quei bambini per fuggire a gambe levate, come sostengono le malelingue? La fame di verità lo assilla giorno e notte. Usando la delicatezza propria di un romanzo a stampo nipponico, Nicastro ci accompagna nel viaggio a ritroso di Andrea verso la verità, fino all’accettazione del lutto del fratello.
Attorno a lui tutto appare immobile: una collina, un tempio buddhista e un lago oscuro dove emergono corpi senza vita. E cosa è successo, quel maledetto 11 marzo del 2011, ci viene raccontato dalle testimonianze di chi c’era: come Midori, la mamma in cerca della figlia e Yoko, sopravvissuta allo tsunami e condannata da allora al senso di colpa.
Ma quanto a lungo si può rimanere ancorati al passato?
Gli spiriti dello tsunami è un vortice potente quanto un’onda anomala: arriva dritto al cuore e ti tiene in apnea mentre con Andrea cerchi risposte, vivi il dramma e cedi ai suoi stessi dubbi, fino al momento in cui, finalmente, anche gli Yurei trovano la pace.
Recensione di Francesca Raccagni
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