Timothée de Fombelle
18 marzo 2011 di Redazione
Timothée de Fombelle

Vi ricordate “Tobia”, il piccolo eroe alto un millimetro e mezzo che abitava il fantastico mondo dell’albero? A breve si attende un adattamento cinematografico a Hollywood, Timothée de Fombelle ha infatti ha appena finito di scriverne la sceneggiatura mentre arriva in Italia “VANGO”, il primo dei due volumi di una nuova saga

Dopo le 700 pagine di “Tobia” e dopo il breve exploit di “Tu sei il mio mondo”, che è stato un tuffo nella science fiction– ha detto Timothée de Fombelle – mi è tornata voglia di una grande storia, che del resto era in fieri già da anni. Ho soggiornato due mesi a Salina e ho studiato a fondo il periodo storico degli anni 30 del secolo scorso in Italia e in Francia. Da lì poi sono partito nell’avventura del nuovo romanzo.”

Quindi è arrivato Vango?

Sì, è arrivato Vango, questa avventura ambientata nel mondo fra le due Guerre Mondiali, rivolta ai ragazzi, ma anche a tutti coloro che vogliono leggerla. La vicenda si svolge tra Parigi, la Sicilia, la Scozia, fra il cielo e il mare. E’ molto movimentata e chiama a raccolta una moltitudine di personaggi, come era stato per Tobia. Tutti hanno qualcosa da raccontare e la loro storia è una piccola storia nella storia. Insomma come le scatole cinesi.

Chi è Vango? Come lo conosciamo?

All’inizio del libro lo troviamo in fuga sulla facciata di Notre-Dame, ricercato perché forse colpevole di un omicidio. Ed è da lì che parte tutto, è una scena ad effetto che prepara il lettore a scoprire il carattere del personaggio. Un ragazzo solo alla ricerca del suo passato e del suo futuro. Vango è orfano e non sa nulla della sua famiglia di origine. E’ vissuto con una balia che gli ha raccontato poco delle sue origini, forse per proteggerlo da qualcosa, chissà. Anche il suo futuro è in pericolo perché è inseguito da qualcuno e non sa bene perché. La storia comincia subito a correre su questi due binari, ma non vi voglio svelare proprio tutto!

Tu dici spesso che scrivi perché hai letto moltissimo da ragazzo. Qual è il modo per far appassionare alla lettura?

Scrivere dei libri che facciano amare i libri: ogni libro non può essere solo un titolo in più, ma deve essere una dichiarazione d’amore alla lettura. Occorre catturare il lettore, portarlo con noi. La lettura stessa diventa avventura. Per questo la mia scrittura è spesso simile a quella teatrale e cinematografica. Io cerco di far vedere al lettore tutto ciò che legge, ma anche di fargli provare tutte le emozioni che provano i miei personaggi. Solo così si resta attaccati alla storia e la si legge fino in fondo. Il finale di Vango Tra cielo e Terra è spettacolare, ma non rivela proprio tutto, perché sto scrivendo il secondo volume. Lì ogni cosa, ogni mistero, ogni dettaglio, avrà la sua risposta. È come annodare tutti i fili di un tappeto. Vango ha ancora un bel po’ da scoprire e… viaggiare.

Vango quindi emoziona i lettori?

Spero che riesca a farlo, è sicuramente quello che ho tentato di ottenere scrivendolo, racconto dopo racconto, scenario dopo scenario, in una continua effervescenza di cambiamenti, di personaggi reali e immaginari, di eventi storici che si intrecciano con la fantasia.

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