Tutti per tutti
5 novembre 2010 di Redazione
Tutti per tutti Autore: Julian Tuwim
Editore: Orecchio Acerbo
Illustrazioni: sei artisti e grafici polacchi
Anno:
Collana: Poesia e racconti in versi
Prezzo di copertina: €23,50
Età di lettura: Dai 4 anni

Anatre che marciano al passo dell’oca. Gini, due cugini ballerini. E poi bufali che si imbufaliscono, cani che si accaniscono, quaglie che si squagliano… Gioca con le parole Julian Tuwim. Per divertire e incuriosire i bambini, per regalare loro quello stupore, quella meraviglia che chiamiamo poesia. E se le parole adatte non le trova nel vocabolario, nessun problema, le inventa. Per non essere da meno dello sferragliare e dello sbuffare della locomotiva, per unire il suo al variegato canto degli uccelli, per raccontare il quotidiano miracolo della luce elettrica. Ma anche per prendere in giro la superbia e la supponenza, per irridere la malignità dei pettegolezzi. Suona le corde espressive della lingua poetica come pochissimi altri, dice di lui Moni Ovadia. E lo fa sempre, anche quando si fa giocosamente didatta, scherzando con le lettere dell’alfabeto e confondendo i numeri di un’addizione. E come da un piffero magico, dalle parole fa sgorgare note e ritmi continuamente diversi, per rinnovare ogni volta lo stupore di chi legge o ascolta.

L’autore. Nato sul finire dell’ottocento a Lodz, figlio di ebrei lituani, Julian Tuwim è tra i maggiori, se non il più grande, dei poeti polacchi del secolo scorso. Studi e laurea in filosofia e diritto li abbandona ben presto per la scrittura. Stende un fiammeggiante manifesto futurista, scrive per il cabaret, prendendosi sarcasticamente gioco dell’ottusità e del conservatorismo della burocrazia. Ma anche di quello di una paludata e impotente lingua poetica, incapace di raccontare la vita quotidiana. Ed eccolo così inventare neologismi, onomatopeie, metafore che rivoluzioneranno la letteratura polacca. Il nazismo lo costringe a una lunga odissea che lo porta a New York, dove scrive i Fiori polacchi, struggente poema sull’esilio. Tornato in patria alla fine della guerra, non amato dal regime comunista, si dedica prevalentemente alle traduzioni dei poeti russi e al teatro. Unica sua opera tradotta in italiano, il capolavoro Il ballo all’opera, edito da Livello 4.

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