Stefano Salvatori è nato in un piccolo borgo del viterbese, Caprarola, noto per il suo magnifico Palazzo Farnese. E’ lì che Stefano Salvatori segue i concerti organizzati nel giardino del Palazzo. A tre anni si diverte a riprodurre il suono della pioggia sul pianoforte di casa ed i genitori lo incoraggiano a intraprendere gli studi musicali insieme al fratello violoncellista ed alla sorella violinista con i quali in seguito avrà modo di suonare in trio in numerose occasioni. Si diploma in pianoforte con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio Morlacchi di Perugia e, successivamente, in direzione d’orchestra e composizione sotto la guida del maestro Fabio Vacchi nel prestigioso conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Nel suo repertorio figurano le sinfonie di Mozart, Beethoven, Schubert e diversi autori del 900 tra i quali Debussy e Bartok.
Recentemente, ha diretto l’orchestra del Teatro dell’Opera del Cairo in un programma con pagine di Shostakovich, Prokofief, Cajkovskij e i Carmina Burana di Orff.
Nel 2009 è stato nominato direttore dell’Orchestra Sinfonica di Chiavari. Al Teatro alla Scala ha collaborato, in qualità di pianista assistente, alla preparazione della Carmen di Bizet, l’opera inaugurale della stagione d’opera e balletto 2009-2010 diretta da Daniel Barenboim.
Pubblichiamo un’intervista in cui Stefano Salvatori ci parla del suo progetto di creare un’opera per i più piccoli.
Come è arrivato a scrivere un’opera per i bambini? Come mai questa scelta?
Perche’ mi divertivo con i miei nipotini a raccontare delle storie con l’ aiuto del pianoforte, vedevo quale potere evocativo avessero su di loro i suoni. La musica catturava la loro attenzione più profondamente delle parole ricreando atmosfere di meraviglia, mistero, timore ,gioia; da qui l’ idea di scrivere una operina per bambini.
Cosa significa scrivere musica per i più piccoli? Si lavora per sottrazione, per semplificazione oppure sono altri i riferimenti?
La differenza tra un’ operina per i piccoli e un’opera è come la differenza tra una favola e un romanzo. Dunque una struttura semplice, chiara, comprensibile ed espressiva.
Come si possono avvicinare i bambini fin da piccoli alla musica? Quale è stata la sua esperienza da bambino?
Facendo loro notare come il mondo sia fatto di suoni , la pioggia che cade, gli uccellini che cantano e di ritmi, come dei passi sulla strada., il tic- tac di un orologio e poi facendoli cantare. Io, bambino, mi divertivo gia’ a tre anni a riprodurre sul pianoforte di casa delle melodie di canzoni sentite per caso e poi ci mettevo gli accordi, dimostrando quindi una particolare predisposizione.
La musica è un linguaggio straordinario, ancor più per i bambini che sono nella fase di esplorazione aperta e duttile di tutti gli strumenti per comunicare. è d’accordo?
Naturalmente, ritengo che sia il linguaggio più universale
Portare i bambini ad un concerto, da che età a suo avviso e perché?
In realtà non c’ è un’ età per assistere ad un concerto, può arricchire qualsiasi bimbo anche piccolo, facendolo entrare in mondi nuovi, sonorità che lo trasporteranno lontano, stimolando la fantasia e i centri emozionali.
La figura del direttore d’orchestra affascina sempre i bambini. A suo avviso quali sono le ragioni?
Sicuramente vedere un uomo solo davanti ad un’orchestra, che fa un cenno con la bacchetta ed ecco, come per incanto, si crea una musica, affascina i bambini, dando loro una sensazione di qualcosa di straordinario.
Quando ha capito che voleva diventare direttore d’orchestra?
Quando ho compreso quanto mi piaceva lo studio della partitura d’ orchestra, intesa come uno strumento al quale vuoi dare vita.
Che consiglio darebbe ad un bambino che desidera avvicinarsi ad uno strumento o addirittura dice “da grande voglio fare il direttore d’orchestra”?
Consiglierei loro di studiare con un bravo insegnante, magari in un conservatorio , per lo strumento e per la direzione direi di cercare di conoscere il più strumenti possibili e di ascoltare tanta musica.
A cura di Laura Ogna