Carola Susani e Elena Stancanelli sono giornaliste, sono amiche e sono profondamente diverse: una è mamma di due bambine (Carola), l’altra (Elena) è la non-mamma di nessuno (per scelta) e afferma di aver sempre saputo di non voler diventare madre. Insieme hanno scritto il libro MAMMA O NON MAMMA (Feltrinelli). Il libro è il loro scambio di lettere sul tema dell’essere madri oppure no. Partendo dal presupposto che il mondo si divide tra donne-mamme e donne-non-mamme, le due amiche si spiegano a vicenda perché vale la pena mettere al mondo dei figli (nonostante la realtà non sia sempre rose e fiori) e perché invece mettere al mondo dei figli è un atto sconsiderato e ingiusto. L’agenda delle mamme le ha intervistate per cercare di capire come e dove si incontrano due persone con visioni della maternità (e della vita in generale) così diverse.
“Mamma o non mamma” è un libro scritto a quattro mani sul tema della maternità a due facce: quella desiderata e realizzata (di Carola) e quella decisamente e coscientemente evitata (di Elena). Tra mamme e non mamme il dialogo spesso è difficile, ci si sente distanti anni luce, voi vi capite per via epistolare. Perché la scelta di pubblicare i vostri dialoghi?
(Carola) – Sentivamo un silenzio pesante tra madri e non madri. Abbiamo sentito il bisogno di scalfirlo, di far venire fuori quello che premeva.
(Elena) – Credo che piacesse a entrambe l’idea di superare la diffidenza che c’è tra le due posizioni. Le madri sono guardinghe verso le non-madri e viceversa. E la letteratura era lo spazio più giusto per farlo. Più ancora dell’amicizia.
La vostra diversità è evidente: Carola è la mamma di due bambine che, ammettendo le difficoltà e i dubbi amletici dell’essere madre, sostiene la bellezza e l’importanza della maternità. Elena è la donna che non vuole avere figli, per scelta: anche se ha incontrato uomini che figli da lei ne avrebbero voluti, da sempre è convinta che essere madre non sia necessario, forse nemmeno giusto. Cosa vi unisce, dove vi incontrate?
(Carola) – Ci incontriamo, credo, nella sete di verità, nel riconoscimento delll’èpos, dell’esistenza, nella coscienza che c’è una nudità nello stare al mondo, che a un certo punto ti sorprende (ti cadono gli abiti di dosso), proprio quando vorresti essere vestita di tutto punto.
(Elena) – Ci incontriamo nella devozione alla letteratura che determina anche, da due parti opposte, la nostra biografia. Anche il nostro essere madri o non-madri ha a che fare coi libri. Tutto ha a che fare coi libri, e in questo ci somigliamo e per questo ci divertiamo insieme e siamo riuscite nell’impresa difficilissima di scrivere una accanto all’altra.
Elena, dici che le madri sono pericolose perché fanno male, malissimo. Addirittura affermi che il male che una madre fa alle figlie femmine è potentissimo. Dici anche che la causa di questo è che le madri sono spesso infelici. E’ un tuo vissuto personale o credi sia una regola universale?
(Elena) – Non esistono vissuti personali. Esistono episodi della tua vita che ti permettono di agganciarti alla natura, di capire piccole cose del mondo. Io credo che la linea matrilineare sia una linea di sangue. Potente, ma sanguinaria.
Carola risponde che non è che se diventi madre devi smettere di colpo di vedere le cose brutte o puoi pensare solamente alle rose. “Se avessi creduto di dovere alle mie figlie uno sguardo zuccherato e finto avrei rinunciato anch’io”. Essere madre impone di mettere in conto anche lati negativi, ma ne vale la pena. Qual è il bello Carola?
(Carola) – Forse la cosa che non smette di stupirmi è l’incontro con i nostri figli (le mie figlie), la prima volta e poi anche tutti gli altri giorni, bambini che dovrebbe assomigliarci e di cui invece riesco a vedere quasi soltanto l’autonomia, la lontananza, la differenza da me, la libertà insomma. È una prossimità, calda, di pelle, amorosa che mette al mondo la libertà. Con quello che comporta, di fratture, solitudini e silenzi. Questa educazione di noi stesse alla libertà di un altro (di un’altra) è una delle lezioni più importanti che ricevo ogni giorno dalla maternità.
“Non volere figli sembra il gesto di una formica che vuole affermare la propria identità nel formicaio comportandosi come una cicala, ma non sono l’unica al mondo a non aver voluto figli. Siamo un po’ fastidiose, ma non del tutto inutili”. Con queste parole esprimi una verità Elena: il mondo si divide in donne che hanno figli e donne che non hanno figli. Come se in mezzo non ci fossero sfumature. Una donna “è” anche senza maternità. Cosa c’è oltre all’essere madri?
(Elena) – Ci sono io, e tutte quelle come me. Persone, donne. A cosa servono gli esseri umani non è una domanda alla quale è possibile rispondere. Per quanto mi riguarda non servono a niente. Mettono bellezza e bruttezza nel mondo e poi scompaiono. Io mi accontenterei di mettere solo un po’ più di bellezza rispetto alla bruttezza che inevitabilmente mi lascerò alle spalle.
A cura di Marta Pizzoccaro de L’Agenda delle Mamme