Marco Varvello, corrispondente RAI da Londra, ha scritto un libro per ragazzi Dimentica le Mille e una notte (Fabbri, € 9,50), raccontando al pubblico dei giovani lettori una delle molte storie che parlano di ragazze cresciute accanto a noi e che improvvisamente si trovano costrette ad affrontare un nuovo destino a migliaia di chilometri da qui. Sono le storie di molte figlie di immigrati, che appena adolescenti si vedono date in sposa a uomini sconosciuti che le attendono nei paesi d’origine dei genitori. La storia raccontata da Marco Varvello introduce ad un tema di grande attualità oggi, su quelli che sono e saranno i problemi, le difficoltà e i condizionamenti della seconda generazione d’immigrati. Se, infatti, gli adulti che emigrano, anche se molto giovani, hanno comunque una cultura fortemente radicata nelle tradizioni del paese d’origine, lo stesso discorso non può adattarsi a chi è nato, ha studiato ed è cresciuto nel Paese ospite. E questa è la storia di Salima una studentessa diciassettenne di origini pakistane, nata e cresciuta in Inghilterra. In casa, a Londra, si parla il punjabi, la lingua pakistana, il cibo che la madre prepara è quello tradizionale, al padre si da del voi, ma Salima si confronta anche con le sue coetanee inglesi, con una diversa libertà individuale con progetti per il proprio futuro che non possono essere già tracciati da altri. Per lei tutto cambia con un viaggio in Pakistan. La ragione ufficiale di questo ritorno al villaggio d’origine è quella di far visita al nonno ammalato. La realtà però è un’altra e Salima si ritrova reclusa in un villaggio sperduto, controllata a vista dalla famiglia e dell’intera comunità e senza più il suo passaporto inglese. Il viaggio è l’occasione per celebrare il suo matrimonio con un lontano cugino. Tutto è già stato deciso. Al suo rifiuto viene picchiata dal padre mentre in famiglia l’atmosfera si fa sempre più tesa e drammatica. Finché Salima disperata, ricorre alla fuga. «La storia di Salima – racconta Marco Varvello – è una storia vera. Questo libro è, infatti, il frutto di numerose interviste, incontri e approfondimenti su un tema, quello dei matrimoni forzati che in un certo senso è esemplare dei problemi dell’integrazione vissuti dai giovani figli di immigrati. Mentre per le prime generazioni nate in Inghilterra il legame con le proprie tradizioni era indiscutibile, ora le seconde e terze generazioni vivono invece una delicata fase di transizione. Senza rinnegare le proprie origini i nuovi giovani sono impegnati a difendere le libertà individuali e della persona, patrimonio che hanno imparato a conoscere vivendo in Occidente. L’islam moderato nasce proprio in Europa.»Eppure gli attentati di Londra del 7 luglio 2005 sono stati realizzati da giovani anglo pachistani, significa che il problema dell’integrazione, tema spesso ignorato dai governi occidentali, rischia di deflagrare in uno scontro tra culture?No, ritengo che gli autori delle bombe facciano parte di una minoranza frustrata, una frangia di giovani che accentua anziché smussare le punte estreme trasformando il confronto culturale in uno scontro armato. In questo senso eventi come la guerra in Iraq e l’ipocrisia del mondo occidentale su molti temi ha certo dato fuoco alle polveri, accentuando il senso di frustrazione, di confronto o scontro di una minoritaria parte dell’islam. Lei è corrispondente per la Rai da Londra, ed in Inghilterra il fenomeno dei matrimoni forzati è venuto alla luce con diversi casi saliti alla ribalta delle cronache. Cosa sta facendo il Governo nei confronti di questo problema?In Gran Bretagna si è per lungo tempo, troppo tempo, negato il problema. I matrimoni forzati venivano considerati affari famigliari. Ora invece sia al Ministero degli Interni che degli Esteri ci sono delle divisioni che si occupano di questo problema e sono in grado di intervenire appena vengono segnalati casi. Purtroppo molto spesso i matrimoni avvengono in Pakistan e solo al rientro in Inghilterra le giovani cercano di farli annullare anche se le situazioni sono estremamente violente e difficili in molti casi, e molte di loro vengono tenute segregate in casa per mesi per fiaccare ogni loro volontà di ribellione.Come mai la scelta di scrivere un libro per ragazzi su un tema divenuto oggi di così forte attualità?«Il tema dei matrimoni forzati riguarda proprio giovani adolescenti. Le famiglie combinano questi matrimoni prima che le ragazze diventino maggiorenni, quindi già a 16 o 17 anni. Mi sembrava giusto raccontare ai ragazzi italiani storie di loro coetanei portandoli a riflettere su un tema come quello delle libertà individuali molto importante, ma anche sui rapporti con i propri genitori, le aspettative per il futuro e la necessità di confrontarsi e conoscere altre culture. Il tema dei matrimoni forzati in questo senso è esemplare nei problemi d’integrazione perché non riguarda solo chi è di religione mussulmana ma più ampiamente le culture del sud est asiatico, del maghreb e del nord Africa».L’autore: Marco VarvelloMarco Varvello è giornalista e ha lavorato a La Notte e a Il Giornale di Indro Montanelli. Già conduttore e inviato del TG1, collaboratore di Enzo Biagi, dal 1997 è corrispondente RAI da Londra. Nel 2005 ha pubblicato Dimentica le Mille e una notte (Fabbri, 9,50 euro), che racconta come una ragazza di famiglia pakistana, nata e cresciuta vicino a Londra, torna nella patria dei genitori per quella che dovrebbe essere una vacanza. Ma ad aspettarla ci sono un fidanzato imposto e un matrimonio imminente. Un romanzo giornalistico ispirato alle cronache recenti. La trama è infatti liberamente ispirata a una delle centinaia di storie vere di matrimoni forzati di cui si occupano ogni anno i funzionari del Foreign Office, il Ministero degli Esteri britannico.A cura di Laura Ognafebbraio 2006FOR KIDSTutti i diritti riservati