Davide Calì
13 novembre 2009 di Laura Ogna
Davide Calì

DAVIDE CALì.

Disegna vignette per la rivista Linus da più di 10 anni. Nel frattempo si è dedicato ai libri per bambini scrivendo racconti e album. I suoi libri sono pubblicati in Italia e Francia e poi tradotti in Spagna, Corea, Austria, Olanda, Norvegia, Messico, Siria, Danimarca e Stati Uniti.
Nel 2005 con il libro “Moi, j’attends”, illustrato da Serge Bloch e pubblicato da Sarbacane ha vinto il Prix Libbylit al Salone del libro di Namur in Belgio e il Prix Baobab alla Fiera del libro di Montreuil, in Francia. Ora il libro è candidato ad altri due premi, ancora in Francia e Belgio; da poco è stato tradotto anche in Italia.

Qui pubblichiamo un’insolita intervista a cura dei ragazzi della terza media di Montirone (BS) che hanno incontrato Davide Calì in occasione della seconda edizione della rassegna L’albero delle parole organizzata dal Sistema Bibliotecario Brescia Est e dall’Associazione Culturale For Kids.

Quale è stato il tuo primo libro?

Signor PINOLI un amico buffo con i baffi che viveva in modo molto semplice. In realtà è un libro che non è mai stato pubblicato. Doveva essere per i primissimi lettori. Poi ho scritto la Storia di Alfonso e del suo cane Boris che invece ha trovato un editore.

A quale libro sei più legato?

È sempre il prossimo. Spesso riscopro i miei libri attraverso lo sguardo dei bambini che li leggono che notano particolari interessanti. Spesso infatti io scrivo i testi e l’illustratore interpreta la storia a suo modo inserendo dettagli nuovi, curiosi, interessanti.

Quando hai pensato di cominciare a scrivere?

Ho iniziato a fare fumetti nel 94. Prima ho disegnato videogiochi poi ho disegnato per diverse “fanzine”. Da professionista ho iniziato nel 94 e dopo qualche anno mi sono venute in mente delle storie per i bambini. Ho lavorato per Andersen e ho imparato a conoscere bene la produzione letteraria per i giovani e piccoli lettori, proprio la redazione di Andersen è stata la prima a chiedermi dei lavori dedicati ai ragazzi. All’inizio non ne avevo voglia perché mi interessava di più il fumetto. Poi invece sono venute le storie. Ancora oggi quando penso una storia la penso insieme al disegno. E nel 2000 sono usciti i primi libri per bambini. Poi sono venuti i corsi di fumetto, i corsi di scrittura per adulti, etc.

Da bambino e ragazzo cosa leggeva?

Da bambino molti libri con storie di animali. Senz’altro Topolino e poi da ragazzo i fumetti e la fantascienza. Ma la lettura e la passione per la lettura l’ho scoperta da grande facendo il servizio civile in una biblioteca.

Come hanno reagito i suoi genitori sapendo che voleva fare il fumettista?

Credo non sia stata una sorpresa da piccolo mi piaceva fare disegni e da grande volevo fare i cartoni animati. Poi c’è stata la fase del meccanico perché mi piacevano le macchine che da grande non ho e non guido. Poi c’è stato un periodo che volevo fare il cuoco e questa è ancora una passione, un hobby. Poi volevo fare lo steward per viaggiare. Dopo i primi anni delle superiori mi è stato chiaro: fumettista.

Se non avesse fatto lo scrittore che lavoro le sarebbe piaciuto fare?

Forse la rockstar perché amo molto la musica. Suono la chitarra elettrica e da qualche mese abbiamo un gruppo. Sto scrivendo canzoni.

Ha scritto anche romanzi?

Ho scritto tanti racconti, circa un centinaio. Poi 2, 3 anni fa ho iniziato un romanzo che però è rimasto lì, nel cassetto. Poi mi sono venute in mente un po’ di altre idee ma per il momento non sono ancora diventate una storia scritta.

Ha mai scritto fiabe?

No, credo che le storie classiche siano inarrivabili. ho giocato un pochino con le fiabe come con l’orso con la spada. Ma soprattutto scrivo storie divertenti o storie legate a miei ricordi ed emozioni.

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