È una scrittrice graffiante e dissacrante che ha saputo inchiodare alle sue storie non solo stuoli di ragazzine ma anche di fanciulli un po’ più recalcitranti per la lettura. Domenica Luciani ha da poco pubblicato un romanzo dedicato ai giovani adulti, Io non brucio (Giunti Editore). Un romanzo che affronta il tema della conversione ma che parla anche di ricerca del senso del proprio esistere, di come conciliare spiritualità con i ritmi moderni intrisi di consumismo e materialismo. Un romanzo che pone tante domande senza arrogarsi il diritto di indicare strade e risposte. Piro è un ragazzo straordinariamente dotato, bellissimo e molto intelligente. Sarà proprio Piro, il ragazzino sempre “diverso”, a vivere una conversione quasi mistica.
Come mai la scelta di affrontare un tema così particolare e così “estremo”?
Il tema e l’argomento sono frutto di miei interessi. Mi appassionano non tanto le vite dei santi quanto quelle in particolare dei mistici che rappresentano una sorta di “devianza” rispetto a quanto accettato comunemente, spesso infatti nella storia sono stati ostacolati ed ostracizzati. Volevo inoltre scrivere una storia per giovani adulti con un protagonista maschile.
Qual è il tuo rapporto con la religione?
Ho avuto un’educazione cattolica ma non severa, aperta alla dimensione fantastica. Molti racconti di bambina mi hanno suggestionato e segnato. Come l’amica della mia nonna che era veggente e ha “predetto” molti fatti della nostra famiglia. È una simbologia che mi arriva soprattutto dal lato materno è un po’ una saga familiare. Un altro episodio che mi ha molto colpita da piccola riguarda uno zio che ha avuto una visione. Ho un credo ancora attuale che è inevitabilmente passato sotto un vaglio critico. Mi ha sempre colpito, al di là del messaggio evangelico che è rivolto alla collettività, il fatto che ognuno ha la possibilità e lo spazio per una propria visione personale. Da qui la passione per i mistici, che hanno scelto strade estreme e alternative rispetto alla massa, persone che sono state per questo spesso perseguitate dalla stessa chiesa. Sono figure di devianza dalla collettività che mi affascinano molto. Piro sostanzialmente è questo. Un ragazzo fuori dal contesto sia all’inizio che alla fine della storia.
Quali sono state le reazioni dei ragazzi a questo libro?
Devo dire che l’accoglienza è stata una cosa inaspettata. I mie lettori storici, ed in particolare le ragazze, ne sono state entusiaste anche dall’attualizzazione del testo evangelico. Mi sono resa conto che in effetti molti adolescenti se lo pongono il problema. Anche in un mondo come quello di oggi dominato dal consumismo, dal materialismo e dalla tecnologia c’è la ricerca, il bisogno, di cercare e coniugare tutto questo con la spiritualità. La storia di Piro è anche una storia in un certo senso surreale che però cerca di sollevare delle domande, dare delle indicazioni, certo non fornire risposte assolute. Sicuramente la storia dice che si può cercare altro. Da parte invece degli addetti ai lavori ho riscontrato più freddezza. Erano spiazzati, si aspettavano la solita scrittura dissacrante e graffiante. Da loro ho avuto reazioni discordanti.
Qui la scrittura sembra più piena, più matura manca l’ironia incontrata nei tuoi precedenti romanzi. È stata una scelta precisa?
Dato l’argomento e il tema non era possibile usare il mio solito registro dissacrante con una forte chiave ironica e graffiante. Non ho avuto difficoltà nella scrittura che è invece venuta un po’ da sé seguendo il personaggio e la sua evoluzione.
Stai lavorando ad un nuovo libro, ci dai qualche anticipazione?
Si l’estate l’ho dedicata alla scrittura di un nuovo romanzo questa volta per ragazzi e non per giovani adulti come con Io non brucio.
Ad un lettore che non ti conosce quale tuo libro gli consiglieresti per iniziare e perché?
Per le ragazzine dai 12 ai 14 anni consiglierei Cinema segreto. Per i ragazzi invece Tostissimo, che ha fatto breccia nel cuore di molti lettori anche recalcitranti.