INTERVISTA A GEK TESSARO
27 novembre 2009 di Laura Ogna
INTERVISTA A GEK TESSARO

GEK TESSARO. Scrittore, artista, illustratore, poeta, musicista, attore, narratore. È difficile con una sola parola descrivere il lavoro di Gek Tessaro. Scrittore e illustratore di molti libri per bambini e ragazzi ed da diversi anni anche attore, sul palco porta in scena le storie dei sui libri in performance che uniscono il teatro all’illustrazione dal vivo. È stato infatti definito un “teatro disegnato” il suo perché la parola si intreccia alla musica e al disegno realizzato nel farsi del racconto e che viene proiettato su un grande schermo.

Gek Tessaro è stato ospite della rassegna L’albero delle Parole 2009 organizzata dall’Associazione culturale For Kids in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Brescia Est. E qui pubblichiamo un’insolita intervista fatta dai ragazzi delle Scuole medie di Botticino (Bs)

Quando hai iniziato a scrivere?

Avevo 19 anni.

È difficile scrivere sempre con le rime?

Scrivo con le rime perché raccontando poi le mie storie a teatro chi mi ascolta è invitato a seguire le parole, a volte è spinto ad anticiparle, giocando così con me alla loro creazione. Se racconto una storia in rima alla fine la raccontiamo tutti insieme.

Le ispirazioni dove le trovi?

Molte mie storie nascono da piccole e grandi riflessioni di ogni giorno. Ad esempio “Il cavallo e il soldato” l’ho scritto perché mi sono reso conto che al telegiornale si possono dire parole terribili come “sbudellato”, “sterminio” ma non si può dire la parola “cacca” e ho pensato che la cosa più schifosa dell’uomo non è la cacca ma la guerra.

Invece in “Circolo delle nuvole” avevano arrestato un amministratore delegato della Parmalat, un uomo che aveva 72 anni. Un uomo che lavorava 20 ore al giorno, accumulando soldi e potere. Mi sembrava una cosa folle. E ho pensato che anche se ci si riempie di oggetti e si è vuoti, vuoti si rimane. “Pipistrello” invece è nato perché oggi è più importante essere belli che intelligenti in questa storia c’è un pipistrello che sogna di diventare bello come una farfalla. Gli spunti dei libri, vedete, vengono da cose reali.

Gli animali sono spesso i protagonisti delle tue storie come mai questa scelta?

Raccontare qualità e difetti delle persone è più efficace attraverso gli animali oltre che essere più divertente. Inoltre essendo io anche un illustratore oltre che scrittore spesso gli animali dal punto visivo sono molto più immediati.

Quanto ci impieghi a scrivere un libro?

La cosa meravigliosa dello scrivere è che si può scrivere ovunque, in qualunque momento e in qualunque luogo. Scrivere non è tanto e solo il gesto che si fa con la penna. Scrivere è soprattutto pensare qualcosa e poi metterlo sulla carta. In quanto tempo? A volte in pochissimo, altre volte in mesi o anni. “L’albero e la strega”, ad esempio, l’ho scritto 7 anni fa ma solo 2 anni fa l’ho tirato fuori dal cassetto per illustrarlo.

Come è nato “Il salto di città in città”?

Secondo me la crescita di una persona è saltare da una civiltà all’altra. Perché si cresce e si diventa grandi man mano che si impara a conoscere se stessi ed il mondo che ci circonda. Anche le persone che amiamo ci rendiamo conto di essere a loro profondamente legati solo quando tra di noi c’è una distanza, quando siamo lontani. Più conosciamo città e persone più diventiamo cittadini del mondo, se conosciamo solo la nostra casa diventeremo cittadini di una stanza.

Quale è stato il libro preferito?

Il Salto di città in città è il libro che mi ha fatto fare un salto di qualità, ma il preferito è sempre l’ultimo libro che ho appena finito.

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